SAN DONATO DI AREZZO: vescovo e martire
7 AGOSTO 362
Donato era originario di Nicomedia (oggi Ismit o Kocael in Turchia) residenza dei vari imperatori romani del tempo. La storia afferma che in tenera età, Donato venne portato a Roma dove fu educato e fatto chierico per mezzo del Sacerdote Pimenio. Durante gli studi, conosce il suo compagno Giulio Costanzo Giuliano, fratello dell'imperatore Costantino.
Pier Damiani commenta così quell'amicizia: "Ecco che nel campo del Signore crescano insieme due virgoluti, ma uno diverrà cedro del paradiso, l'altro carbone per le fiamme eterne". Infatti, Giulio, dopo essere stato fatto imperatore nel 354 d.C., rinnega la sua fede e accusa tutti i cristiani di essere la causa della decadenza dell'impero romano. Giulio chiede la restituzione di tutti i beni che il fratello Costantino aveva elargito alla popolazione cristiana e, riaprendo i templi pagani, avvia la persecuzione contro i cristiani. Con la persecuzione Donato è costretto a scappare da Roma rifugiandosi nella città di Arezzo, dove venne accolto dal monaco Ilariano. Donato viene subito avviato alla vita della preghiera, della penitenza facendo da portavoce della Chiesa in mezzo al popolo di Arezzo. Tra di esso compie svariate conversioni e svariati prodigi, come quello di far riacquistare la vista ad una cieca di nome Siriana oppure quella di liberare dal demonio il figlio del Prefetto della città. Un fatto importante si verifica quando un esattore delle tasse affida il suo denaro alla moglie per custodirlo, ma quest'ultima, di nome Eufrosina, dopo aver nascosto il denaro, muore e l'esattore non riesce più a trovare la somma nascosta. Donato interviene nel riportare alla luce la moglie e recuperare il denaro smarrito. Viene nominato sacerdote dal Vescovo Satiro e, alla sua morte, viene nominato, dal Papa Giulio I, Vescovo di Arezzo. Nel suo operato di Vescovo si incontrano molti avvenimenti importanti, come la conversione di molti pagani delle campagne, i nuovi prodigi e la sua popolarità tra la gente della città di Arezzo. Durante una celebrazione eucaristica, nel momento della Comunione, irrompe nella Chiesa un gruppo di pagani che getta a terra il calice che conteneva il vino sacro distribuito dal diacono Antimo, mandandolo in mille pezzi. Nella Chiesa c'è un'aria di sconvolgimento generale. Donato, dopo un intensa preghiera, si inginocchia, raccoglie tutti i pezzi del calice, e lo ricostruisce. Purtroppo il calice era privo di un notevole pezzo sul fondo della coppa, ma continuava a svolgere la sua funzione di raccoglitore del sangue di Cristo. Per questo avvenimento, si convertirono alla Chiesa ben 79 pagani. Il governatore della città di Arezzo, ordina l'arresto di Donato e del suo monaco-maestro, Ilariano. Il giorno seguente, Quadraziano, cerca di far rinnegare la fede in Cristo a Donato, ma egli non accetta e viene ripetutamente percosso con delle pietre al volto. In questo momento di dolore e sofferenza, Donato rivolge delle parole al Signore: "Tu Scis, Jesu Christe Domine, quia hoc semper optavi, pati et mori pro Te" - "Voi sapete, o mio Signore Gesu Cristo, che nessuna altra cosa ho io più desiderata sulla Terra che patire e morire per voi". Un mese dopo questo evento, Quadraziano fa giustiziare i due religiosi; il monaco Ilariano nella città di Ostia il 16 luglio, mentre il Vescovo di Arezzo, viene giustiziato con la decapitazione, il 7 agosto del 362 d.C. all'età di 30 anni circa. Donato venne riposto in un feretro fuori dalle mura della città. Solo al termine della Cattedrale di Arezzo, iniziata nel 1278 e terminata solo nel 1510, il feretro di Donato venne posto nell'arcata trecentesca realizzata da Giovanni Fetti, aretino, e Betto di Francesco, fiorentino. Prima di essere depositato nella Cattedrale, il feretro venne custodito nella cappella fatta costruire in suo onore dal Vescovo successore di Donato, Gelasio. Quando ci fu la sua seconda traslazione in Cattedrale, avvenne una solenne cerimonia in sintonia con la maestosità della nuova struttura cristiana. Un documento dell'epoca riporta questi scritti: "Nell'ora più avanzata della notte entrarono nella Cattedrale i Prelati e, scesi nel sepolcro del santo e levato la sovrapposta lapide, lo trovarono vestito degli abiti pontificali, secondo il rito cattolico, e giacente su di una pietra ove erano incise queste parole: questo è Donato Vescovo e Martire di Cristo. Teneva la sacra testa fra le mani sul petto ed al suo fianco la patena di vetro di cui era solito servirsene nel Sacrificio della Messa e che fu da lui miracolosamente restituito alla forma primitiva e conservato a perpetua memoria di lui, dai suoi accessori". I giorni seguenti un grande pellegrinaggio verso la Cattedrale interessa la città. La gente comune arrivava da tutta la Toscana per far visita alle reliquie del Santo Vescovo della città di Arezzo. I pellegrini aumentarono la loro intensità quando, in Toscana, i prodigi in suo nome, divennero numerosi e consistenti, al punto che molta gente si convertì al Cristianesimo. Da quei giorni sono passati ormai quasi 1000 anni, ma il 7 agosto di ogni anno, la città di Arezzo, si raccoglie nella solenne Cattedrale per rievocare la memoria del Santo Patrono Donato. Il giorno del 7 agosto è un giorno solenne e di devozione. I negozi si chiudono, le attività si interrompono e le celebrazioni in cattedrale sono più solenni. Ha salvato un bambino dall’epilessia.