Quest'anno, dopo due anni di sospensione a seguito delle norme restrittive della pandemia, sono state invitate e si sono presentate le coppie della parrocchia che dal 2020 ad oggi hanno festeggiato il loro 5°, 10°, 15°, 20°, 25°, 30°, 35°, 40°, 45°, 50°... 65° (e non!) anniversario di nozze!
Oggi ci stringiamo idealmente attorno a tante coppie di sposi che, durante questa Eucaristia, sono qui davanti al Signore per rinnovare gli impegni assunti il giorno del loro matrimonio; coppie che chiedono a Lui di benedire il loro amore e i loro sforzi perché la loro vita matrimoniale continui ad essere – nella quotidianità della vita e delle scelte – “sacramento”, cioè segno concreto, efficace – della scelta di vita che un giorno hanno compiuto davanti a Dio.
Cari sposi, oggi la nostra comunità parrocchiale vi ringrazia e vuole pregare per voi. Vogliamo sostenervi con la nostra vicinanza e con la nostra preghiera, sapendo il bello che c’è ogni relazione d’amore e in ogni famiglia, ma anche le tante difficoltà e le sfide che, col passare del tempo – e in tempi come quelli che viviamo - due sposi si trovano ad affrontare.
Davanti a questo altare, stasera, ci sono coppie sposate da tanti decenni (50, addirittura 60 anni): coppie che hanno attraversato diverse stagioni della vita e, presumibilmente, hanno conosciuto sia momenti di dolcezza e di slancio; sia situazioni di crisi; coppie che negli anni si sono trovate ad affrontare scelte difficili per la famiglia; i conti da far quadrare per far crescere i figli e arrivare a fine mese.
Guardando a voi, sposi da tanti anni, è come vedere, dalla prospettiva di questo altare, quegli alberi maestosi, piantati nei nostri giardini fiorentini, che sono rimasti in piedi nonostante i venti e le piogge; quegli alberi dal tronco largo e dalla corteccia segnata dagli anni, che hanno attraversato le stagioni e il tempo, cercando di difendersi e che hanno generato, nella loro stabilità, frutti e piante bellissime: i vostri figli; i vostri nipoti, coloro che sono il prolungamento del vostro amore e della vostra storia.
Davanti a questo altare, ci sono poi coppie di sposi più giovani, che hanno già raggiunto diversi traguardi di questa scelta di vita, che è il matrimonio, ma che hanno ancora progetti e sogni da realizzare, hanno ancora tanta energia da donare alle loro famiglie e alla grande famiglia dell’umanità e di questa parrocchia. Sono come quegli alberi nel pieno del loro vigore, con le foglie verdi, che guardano verso il cielo della vita cercando la luce, e dai quali promana quella freschezza che profuma l’aria.
Cari sposi, davanti a questo altare, siete venuti stasera a rinnovare quel patto – stipulato il giorno del vostro matrimonio – con cui avete stabilito di costruire insieme la comunità di tutta la vostra vita. Quel patto, cioè il matrimonio, in cui avete deciso di rendere comunitaria – a due – in tutto e per tutto, la vostra vita.
Questo è il matrimonio! Ce lo ricorda la dottrina millenaria della Chiesa e la legge sull’istituto matrimoniale, che definiscono il matrimonio cristiano come il patto sacro, con il quale un uomo e una donna decidono di mettere in comunione, l’uno con l’altra, tutta la loro vita, per tutta la vita! Mettono la vita dell’uno nella mani dell’altro, per renderla una cosa sola.
Siamo qui a far memoria e a rinnovare, cari sposi, quel patto irrevocabile, che avete stipulato davanti a Dio e con Dio, che dal giorno del matrimonio è entrato nella vostra vita, vi ha resi carne della stessa carne ed è presente nelle vostre giornate; un Dio che non vi abbandona – se lo pregate – nei momenti di difficoltà e che può suggerirvi le scelte giuste da compiere per il bene dell’altro e delle famiglie che avete costituito. Un Dio che è presente e può aiutarvi proprio perché quel patto che avete fatto tra voi due, il giorno delle vostre nozze, in realtà è stato fatto davanti a Lui e insieme a Lui, che è diventato parte integrante della vostra vita coniugale.
Siamo qui a pregare per voi, perché, la vostra vocazione ad essere sposi, che non è vocazione di tutti, possa trovare nella benedizione di Dio, un nuovo slancio e nuovo vigore.
Celebriamo questa Eucaristia – questo rendimento di grazie per la vostra vita matrimoniale - proprio sul finire dell’anno liturgico, ed è in questa prospettiva che stasera abbiamo ascoltato un Vangelo che, a primo acchito, può sembrare, anziché una buona novella, la profezia cruda di ciò che sperimentiamo amaramente sulla nostra pelle ogni giorno e che percepiamo con angoscia dalle notizie che arrivano preoccupanti da ogni parte del mondo e perfino – purtroppo – nelle nostre case.
Siamo reduci da anni di pandemia e di isolamento; subiamo gli effetti di una guerra che è alle nostre porte che non ha ancora trovato una soluzione pacifica; siamo bombardati da messaggi inquietanti che riguardano l’economia e la pace e tutto questo si riverbera e disorienta, inevitabilmente, le scelte da compiere per il nostro benessere e quello delle nostre famiglie.
E’ un Vangelo, quello che abbiamo ascoltato stasera, dove Gesù ci richiama ad un sano realismo: non nasconde i problemi che affliggono il mondo, il presente che è una realtà destinata a passare, ma ci offre però alcune indicazioni importanti sull’atteggiamento da avere quando nella vita, accanto alle luci, accanto all’amore, si affacciano momenti di tensione, paure, drammi, catastrofi, che mettono alla prova la nostra fede e persino l’armonia della vita di coppia di due sposi.
Si, cari sposi, siamo qui a chiedere la benedizione di Dio perché sappiamo bene che anche nella vita di una coppia possono esserci terremoti, piccole catastrofi e momenti di crisi e di sconvolgimento, dove si vedono crollare le aspettative e i sogni.
Anche voi avete vissuto o vivrete, forse, degli scossoni all’interno della vostra relazione: forse la perdita di fiducia reciproca; la mancanza di dialogo e il disaccordo sulle scelte importanti da compiere; la frustrazione di non sentirsi capiti dal marito o dalla moglie, che magari dimostrano di cercare consiglio, approvazione negli altri e, ancor peggio, di preferire la compagnia degli altri alla vostra, trovando ogni pretesto per restare fuori casa.
E che dire di quegli sposi che, come ci dice il Vangelo di stasera, si sentono traditi, cioè non compresi, non apprezzati, “proprio da quelli di casa loro”…
Anche nella vita di molte coppie, col passare del tempo, può insinuarsi la delusione, certa forma di assuefazione, una sorta di disistima progressiva nei confronti dell’altro, che rischia di essere percepito come una presenza fastidiosa e ostile, anziché la persona con cui si è deciso, davanti a Dio di mettere in comunione tutto di sè, cioè l’intera vita.
Figli come siamo di una cultura dove tutto è relativo, dove tutto si può cambiare; formati come siamo, a sentirci il centro dell’universo e a ricercare del meglio “per me”, che spesso penalizza la ricerca di ciò che è meglio “per noi”, anche gli sposi cristiani possono finire per perdere di vista una delle finalità principali della scelta che hanno fatto, decidendo di sposarsi: cioè il bene dell’altro.
Perché il matrimonio, come ho appena ricordato, è il patto dove si mette in comunione, si mette a disposizione, tutto della propria vita per il bene dell’altro. L’altro che è deve restare, pur col passare degli anni, il centro dei miei interessi e del mio impegno.
Proprio in questo senso il Vangelo di stasera, come vi dicevo, può offrire a voi, cari sposi, come a ciascuno di noi qui presenti, alcune indicazioni importanti su come affrontare, senza soccombere, le difficoltà e i drammi che, nelle stagioni della vita, potrebbero attraversare la vostra vita matrimoniale.
Gesù, infatti, descrivendo la realtà in cui viviamo (o che ci protremmo trovare a vivere) e non nascondendo che il cristiano – che gli sposi – potranno incontrare e vivere anche momenti dolorosi, difficili, persino drammatici contrappone sempre, alla descrizione di un evento negativo, un atteggiamento positivo di speranza.
Il Signore, nel vangelo di stasera, ci dice che di fronte a una catastrofe, a una crisi profonda che può attraversare i rapporti di coppia, non bisogna avere paura e scappare, ma avere fede nell’intervento di Dio, nella sua luce, nel suo spirito di consiglio…
Non scappare…Del resto, a Gesù non sono mai piaciute le persone che scappano e tanto mento le persone incostanti: ha provato delusione per il giovane ricco, che dopo aver deciso di seguirlo gli ha dato le spalle quando ha capito che andare dietro a Gesù era una scelta faticosa e impegnativa; ha fissato Pietro negli occhi, quando ha capito che lo stava rinnegando, nel cortile del sommo sacerdote… per chi conosce un po’ il Vangelo, sappiamo invece che uno dei verbi preferiti da Gesù, per parlare del suo rapporto con il Padre e del rapporto tra Lui e i suoi discepoli è il verbo “Rimanere”. “Rimanete nel mio amore; come io rimango nel Padre”…
Quando c’è una crisi, un litigio, quando ci si sente incompresi e non più apprezzati dall’altro, occorre saper rimanere, dialogare, chiedere la luce della fede e non spegnere la speranza: la speranza che quel Dio, che era presente nel momento del vostro Patto, il giorno del matrimonio, possa aiutarvi a trovare le soluzioni giuste in un momento di crisi; la speranza che Dio, che nel sacramento del matrimonio vi ha resi “sacri”, perché è entrato nelle vostre vita, possa tramutare un momento di crisi, un terremoto che sconvolge i vostri rapporti, in un’occasione di rinascita per un sentimento più vero e più solido.
Rimanere senza scappare e attivare la fede e la speranza, che sono due virtù teologali. Chiedere a Dio il dono della speranza, quando magari siamo delusi dai comportamenti dell’altro. Quando un litigio manda in crisi le certezze. Chiedere a Dio il dono della speranza.
E poi il Vangelo ci suggerisce un altro atteggiamento: quello di risollevarsi: spesso, quando una coppia di sposi attraversa un momento di crisi, la sfiducia e la disistima per l’altro rischiano di annientare il ricordo del bello che si è costruito fino a quel momento. Quando un coniuge si accorge di aver sbagliato, o viene scoperto in un momento di fragilità, la prima reazione è quella di sentirsi sprofondare e credere che tutto precipiti. Anzi, si è tentati di credere che se si commette un errore, questo sia la prova che non abbia più senso continuare…
Il Signore, invece, vi invita stasera ad avere il coraggio di portare a galla gli errori; di metterli in comunione con l’altro; di cercare insieme il modo di superare una crisi e poi, con l’aiuto dell’altro e con l’aiuto di Dio, che è il terzo soggetto sempre presente nella vita di due sposi, risollevarsi e ripartire.
Del resto, cari amici, che senso avrebbe avuto il decidere di giocarsi una vita insieme se al primo terremoto non si avesse la forza e la voglia di rialzarsi dalle macerie dei propri errori?
Ed infine, cari amici, c’è un’ultimo invito, che ci deriva dal Vangelo e che costituisce l’essenza stessa del patto matrimoniale, che è un patto irrevocabile, cioè per tutta la vita e che stasera rinnoverete davanti a questo altare: è l’invito a perseverare; siete invitati stasera a chiedere il dono della perseveranza, cioè a continuare a credere che Dio – proprio perché è Dio – non può volere il vostro male e la vostra distruzione e per questo vi è vicino e ci sarà vicino nei momenti delle prove più dure .
Siete invitati, nonostante il passare del tempo, che porta a galla anche le fragilità dell’altro, a perseverare nel credere nel bello e nel buono che c’è nell’altro, che Dio non vi ha fatto incontrare per caso e non vi ha messo a fianco per caso. Siete invitati a saper vedere il bicchiere mezzo pieno, a vincere quella tentazione, che ogni tanto serpeggia, di vivere il matrimonio come una condanna, pensando, quando si affaccia una prova o una crisi, che si è commesso un errore decidendo di sposarvi.
Siete invitati dal Signore a perseverare nel credere che la vostra vita matrimoniale fa parte di un progetto più alto, voluto da Dio, che magari permette anche dei momenti di prova non per allontanarvi, ma per migliorarvi.
Cari sposi, chiedete davvero stasera al Signore di vivere il vostro matrimonio usando le tre armi che lui ci ha dato, per essere saldi nell’amore e coerenti nella scelta di vita che avete compiuto il giorno delle vostre nozze.
Queste tre armi sono le tre virtù teologali, che la Chiesa ci invita a seguire: vivere da sposi la fede e nella fede, cioè nella fiducia nell’altro e nella presenza di Dio; vivere da sposi la speranza, che ci fa ripartire ogni volta che tocchiamo il fondo e che ci dice che Dio è più grande dei nostri limiti e può colmare le nostre lacune; vivere da sposi la carità: che è quell’amore concreto e disinteressato che mette l’altro sempre al primo posto!
Se vi accorgete che il vostro amore si è fatto un po’ più tiepido nei confronti dell’altro o se vi accorgete che il vostro matrimonio sta attraversando un momento di crisi e di delusione continuate ad avere fede; continuate a sperare, perché se Dio vi ha voluto insieme, Lui può infondere nuova linfa e nuovo amore alle vostre giornate e soprattutto continuate a combattere l’assuefazione attraverso un amore concreto e disinteressato.
Chiedete al Signore la capacità di risollevarvi, se, per via di errori commessi o subiti proprio dal vostro sposo o dalla vostra sposa, la vostra complicità e i vostri sentimenti stanno attraversando un momento di nebbia o di oscurità.
Chiedete il dono di perseverare in questa vocazione di essere sposi e di cercare le ragioni del vostro vivere proprio nella persona che Dio vi ha fatto incontrare, non altrove…ma nella persona del vostro sposo o della vostra sposa!.
Perseverate ad essere “sacramento” per noi, per la nostra comunità parrocchiale, per i vostri parenti ed amici.
Cari sposi, voi siete sacri, non dimenticatelo. Voi siete sacramento – segno tangibile – dell’amore di Dio per la sua Chiesa. Siete quegli alberi magnifici, ognuno con una storia unica, piantati nel giardino del mondo, voluti da Dio e protetti da Dio!
Amen."