«Sanguis Martyrum, semen Christianorum»
Quasi militi ignoti della grande causa di Dio.
Giornata di Commemorazione dei Missionari Martiri nel 2019
Nella nostra chiesa di San Donato, il 24 marzo 2020, alle ore 21,00 avrebbe dovuto svolgersi la commemorazione diocesana dei martiri uccisi nel 2019, organizzata dall’Ufficio Missionario Diocesano. Gli avvenimenti ci obbligano a viverla in modo diverso.
Non solo, ma proprio l’emergenza del coronavirus, ci apre gli occhi e il cuore anche su altri martiri: quel personale sanitario morto in prima linea per tentare di difenderci da questo nemico invisibile, pronto ad aggredire chiunque. Sono morti per difendere la nostra vita!
Ma partiamo dalle cifre dei martiri (e chiaramente non sono tutti).
“Il martirio è l’aria della vita di un cristiano, di una comunità cristiana. Sempre ci saranno i martiri tra noi: è questo il segnale che andiamo sulla strada di Gesù”. Il rapporto Fides si apre con queste parole di Papa Francesco pronunciate l’11 dicembre nel corso dell’Udienza generale, parlando del martirio cristiano. Secondo i dati raccolti dall’agenzia Fides, nel corso dell’anno 2019 sono stati uccisi nel mondo 29 missionari, per la maggior parte sacerdoti: 18 sacerdoti, 1 diacono permanente, 2 religiosi non sacerdoti, 2 suore, 6 laici. Dopo otto anni consecutivi in cui il numero più elevato di missionari uccisi era stato registrato in America, dal 2018 è l’Africa ad essere al primo posto di questa tragica classifica. Dovremmo ricordare tante altre vittime; in primo luogo più di 300 morti nello Sri Lanka, durante le celebrazioni pasquali del 21 aprile 2019, ad opera del terrorismo. E in Siria, e in RDCongo ... ... ?
La violenza e l’odio sono virus annidati nel cuore umano. Le guerre, dichiarate o sotterranee, dirette o combattute tramite popoli o gruppi armati di varia natura, hanno tutte origine in questi virus teleguidati da interessi economici.
Proprio in questi giorni ricordiamo il nostro confratello, padre Vincent Machozi, ucciso quattro anni fa, perché aveva costruito un sito per cercare di informare ciò che stava succedendo nella parte est della Repubblica Democratica del Congo. La violenza non ama la verità e i giornalisti o i testimoni coraggiosi sono spesso messi a tacere o eliminati fisicamente. Siamo circondati e incoraggiati da testimoni che ci ricordano, col dono della propria vita, quanto sia preziosa la beatitudine di coloro che si adoperano per costruire pace, giustizia e dignità per ogni persona.
E tra questi coraggiosi annoveriamo anche il personale ospedaliero che in queste ultime settimane è rimasto in trincea per proteggere la vita di ammalati gravi fino al punto da rimanere infettati e, in alcuni casi, morire. Il mistero della vita donata per amore rimane incomprensibile in una logica utilitaristica. Eppure, ci sono ancora persone che si lasciano guidare da queste parole di Gesù: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando...” (Gv 15,13). Questa è la concretezza della speranza: non sentimento vago, ma testimonianza offerta e donata con passione, competenza e amore, da chi è guidato dal Maestro Interiore.